UE vs Italia su Unicredit-Banco Bpm: La Sicurezza ha i suoi Limiti
notizia

2026-06-11 11:00:33
L’Unione Europea è pronta a bocciare, come anticipato da
Bloomberg
,
l’Italia e il governo Meloni sulle prescrizioni imposte a
Unicredit
nella sua offerta per Banco Bpm
tramite la disciplina del
Golden Power
. Le prescrizioni imposte a
Piazza Gae Aulenti per la scalata su Piazza Meda
da parte di Palazzo Chigi e del Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da
Giancarlo Giorgetti
hanno condizionato l’offerta pubblica di scambio da 10 miliardi di euro approvata dall’assemblea dei soci di Unicredit a marzo.
Ad aprile un decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri (Dpcm) aveva prescritto a Unicredit come condizione per il prosieguo dell’affare una serie di condizioni in larga parte difficili da definire come sovrapponibili al semplice processo di concretizzazione della trattativa.
Tramite i poteri speciali
Golden Power
) il governo entrava nel merito dell’agenda industriale di un eventuale fase post-incorporazione, prescrivendo di mantenere un rapporto fisso debiti/impieghi pari a quello gestito oggi da Bpm, il divieto per Anima Sgr (su cui Bpm vuole metter le mani per l’intero capitale) a vendere Btp e Bond emessi dal Tesoro e un’accelerazione dell’uscita di
Gae Aulenti dalla Russia.
Bruxelles-Roma, frizioni su Unicredit-Bpm
Per la Direzione Generale della Concorrenza europea queste regole avrebbero finito per essere sovrabbondanti e potenzialmente lesive del percorso verso una fusione gestita dalle forze di mercato. Bruxelles ha mostrato una ben altra predisposizione verso l’affare, dandogli via libera a patto di
assistere a un’accelerazione della vendita di oltre 200 filiali Bpm
in caso di successo dell’Ops per evitare lesioni alla concorrenza in aree di particolare complementarietà tra le due banche basate a Milano. Un sostanziale duplicato di quanto successo tra il 2020 e il 2021 con l’Ops di
Intesa San Paolo
su Ubi, che si concretizzò
col via libera europeo senza intralci governativi.
La mossa di Bruxelles è indicativa perché mostra l’emergere di contropoteri al nuovo paradigma del
primato della sicurezza sull’economia
che gli Stati hanno posto in essere
dal Covid-19 in avanti.
Unicredit-Bpm e i limiti del golden power
Lo stop all’Ops di Unicredit e le prescrizioni imposte da Roma al gruppo guidato di Andrea Orcel hanno avuto un’indubbia origine politica prima ancora che economica:
pesavano in materia la volontà di garantire il debito pubblico
, in una fase in cui altrove (Generali-Natixis) altri affari apparivano condizionanti il principio di “italianità” dello stesso agli occhi dell’esecutivo, la
necessità di alzare la posta con Unicredit
per condizionarne la posizione su altre partite di sistema (e infatti Orcel ha sostenuto in Generali la cordata filo-governativa
Caltagirone-Delfin che in Monte dei Paschi di Siena lavora per scalare Mediobanca)
, la volontà di cogliere la palla al balzo per risolvere la grana-Russia in una fase di crescenti sanzioni a Mosca.
Roma ha voluto ricondurre nella sfera della sicurezza economica nazionale il prosieguo dell’affare privato tra i due gruppi, ma da Bruxelles è arrivato uno stop di fatto proprio per il rischio di
sovrapposizione dei piani
. Fin dove il potere pubblico si possa spingere nel guidare dinamiche di mercato per acquisire dividendi politici e fin dove
il nuovo paradigma giustifichi ogni unilateralismo dei governi
è oggetto di discussione e di confronto.
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Lo “Stato panottico”
L’avvocato
Luca Picotti
, tra i più attenti studiosi del Golden Power in Italia, scriveva a marzo che sul fronte dei poteri speciali l’immagine offerta dalla disciplina di Golden Power è stata tradizionalmente “quella di uno Stato che decide chi e cosa entra nel territorio nazionale, come la polizia doganale, potendo vietare o condizionare gli investimenti stranieri nelle società italiane strategiche, grazie a poteri speciali riconducibili, per l’appunto, al concetto di
foreign direct investment screening
“.
Tuttavia, notava Picotti su Osservatorio Golden Power
, “dal 2023, oltre ai settori della difesa e della sicurezza nazionale, in cui sin dal 2012 andava notificata ogni operazione, pure con controparti italiane, il raggio di controllo onnicomprensivo dei poteri speciali si è esteso anche ai settori delle comunicazioni, trasporti, energia, finanziario, agroalimentare e salute. In tali settori il Golden Power è, infatti, applicabile pure nei
confronti di soggetti appartenenti all’Unione europea,
ivi inclusi, per evitare frizioni con il diritto comunitario e il divieto di discriminazione, quelli residenti in Italia”.
Dal paradigma – auspicabile – dello Stato Stratega che coordina i mercati e gli scenari securitari portandoli a conciliazione, sembra essere emerso sembra piuttosto quello dello
Stato Panottic
o, secondo Picotti desideroso di arrivare su ogni fronte dell’economia.
Questo crea un naturale conflitto con le dinamiche di mercato
che prima o poi bisogna portare a conciliazione. Se in alcuni settori (quelli più attinenti la sfera
core
della sicurezza nazionale) la tenuta del principio del primato della politica è spesso data per assodata, altrove si creano frizioni. Unicredit-Bpm insegna. Farà scuola. E testerà la conciliazione necessaria tra i limiti del mercato e quello dei decisori.
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Ue contro Italia su Unicredit-Banco Bpm: il primato della sicurezza sul mercato ha i suoi limiti
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