**"Dazi Trump minacciano l’agroalimentare piemontese: "Bisogna aprire nuovi mercati"**
economia

2025-02-05 06:08:24
«Le tariffe Usa al 17% sull’agroalimentare? Sono un argomento ancora in itinere. Le aziende cuneesi sono resilienti, la nostra è una provincia che si distingue per la qualità delle sue produzioni certificate, che generano
un impatto economico di oltre 970 milioni di euro
. Comunque, chiediamo sostegni economici concreti per le nostre imprese». Pier
Giorgio Mollea
della sezione Agroalimentare di Confindustria Cuneo si prende in carico i timori delle realtà imprenditoriali del territorio di fronte ai dazi paventati dal presidente
Usa Donald Trump
.
Una preoccupazione evidenziata anche dall’indagine congiunta di Research Department di Intesa Sanpaolo e Confindustria Cuneo condotta tra maggio e giugno che ha coinvolto oltre 300 imprese piemontesi, di cui quasi un terzo del Cuneese. E dove emerge che il 90% di esse è esportatrice. Presentata nella mattinata di mercoledì 9 luglio, la rilevazione osserva che le barriere tariffarie sono una difficoltà per quasi il 37% delle aziende. Oltre una su tre, di fatto.
Pesa ancora il periodo dell’inflazione
L’effetto principale è quell’incertezza che frena il 59,4% degli investimenti. Ma ci sono tre voci ancora più sentite:
i rincari dei costi delle materie prime e dei semilavorati (63,2%), dell’energia (57,9%) e il calo della domanda interna (44,7%).
Il motivo? «Perché ancora viene assai sentito il periodo di alta inflazione», spiega il ricercatore del Research Department di Intesa Sanpaolo
Romina Galleri
.
Tra le aziende intervistate, le contromosse sono tante:
in primis, diversificazione dei mercati di sbocco
(spinto maggiormente dalle aziende con più di 50 addetti) e dei prodotti (indirizzato dalle micro e piccole imprese).
Ma più della metà delle imprese punta su investimenti nel capitale umano e nuovi e ulteriori approvvigionamenti
.
“Aprirci ai nuovi mercati”
Per
Paola Lanzavecchia
, presidente della sezione Vini e liquori di Confindustria Cuneo, «i dazi sono un passaggio. Il nostro leitmotiv dev’essere aprire nuovi mercati, cercare strategie in quelli più onerosi e innovativi, pur restando fedeli al nostro core, cioè l’Unione europea». Della stessa idea l’amministratore delegato di Ferrero Mangimi del Gruppo Chiola,
Massimo Spertino.
Un comparto da 90 mila addetti
I dati sono chiari:
in Piemonte il settore agro-alimentare crea un valore aggiunto sopra i 5 miliardi di euro, occupa 90 mila addetti
. Galleri sottolinea che «
l’industria alimentare piemontese è specializzata in dolciumi e cioccolateria, riso, caffè, vino e cibo per animali e nella regione si contano 88 produzioni Dop/Igp
, risultando la prima a livello nazionale. La prima provincia per impatto economico di questi prodotti è Cuneo (974 milioni di euro), seguita da Asti (285 milioni) e Alessandria (229 milioni)».
Export regionale orientato soprattutto in Francia e Germania
A colpire è l’export dell’agroalimentare, balzato dai 3,6 miliardi del 2008 ai quasi 9,2 del 2024. Di cui è motore trainante il comparto cacao, cioccolato, caramelle e confetterie, concentrato in particolare a Cuneo, Torino e Alessandria. I
prodotti sono indirizzati soprattutto in Francia (+46% dal 2018 ad oggi) e Germania (+61%, sempre dal 2018). Terzo gradino del podio per gli Stati Uniti con 707 milioni di euro
.
Nell’indagine, le aziende elencano anche i fattori con più incisività sull’export nel 2025. Sia in senso positivo sia in negativo. Nel primo caso, partecipare alle fiere e il marchio Made in Italy fanno da padroni. Nel secondo, invece, si leggono instabilità e costi di trasporto. Per quasi la totalità delle aziende medio-grandi, però, si torna lì: le barriere doganali pesano, eccome.
