Rame: prezzi record. Cosa sta succedendo?
notizia

2025-03-10 01:48:54
Negli Stati Uniti, i
prezzi del rame
hanno raggiunto livelli record dopo che Donald Trump ha annunciato l’introduzione di una tariffa del 50% su questo metallo industriale. Si tratta di un nuovo passo nella sua guerra commerciale, che potrebbe avere conseguenze significative su molte aree dell’economia americana e globale.
L’annuncio è arrivato martedì, prima di una riunione di gabinetto. “Oggi tocca al rame”, ha dichiarato Trump, proponendo una tariffa del 50% sulle importazioni. Ma non si è fermato qui: ha anche minacciato di introdurre una tassa di frontiera del 200% sui farmaci importati, anche se con tempi più dilazionati – circa un anno o un anno e mezzo.
Trump annuncia dazi sul rame
Le sue parole hanno alimentato ulteriore confusione sul calendario delle nuove misure tariffarie. Solo il giorno prima, Trump aveva inviato lettere a una dozzina di paesi con tariffe fino al 40%, che entreranno in vigore dal 1° agosto – una data diversa da quella inizialmente comunicata, ovvero il 9 luglio.
A complicare le cose, martedì Trump aveva dichiarato che la scadenza di agosto non era “fissa al 100%”, salvo poi smentirsi subito dopo sui social: “Nessuna proroga oltre la scadenza di agosto”.
Prezzi record negli Stati Uniti, cali altrove
Nel frattempo, i futures sul rame negli Stati Uniti sono balzati oltre il 10%, arrivando a 5,682 dollari per libbra, segnando un record assoluto. I prezzi si sono poi leggermente ridotti a 5,662 dollari.
Al contrario, sulla scena globale, i prezzi hanno subito un calo. Alla London Metal Exchange, le
quotazioni del rame
sono scese del 2,4% all’apertura, per poi assestarsi a circa 9.653 dollari per tonnellata. Il timore è che le tariffe riducano la domanda americana, colpendo indirettamente il mercato mondiale.
Trump ha dichiarato che l’
Unione Europea
riceverà a breve una lettera ufficiale sul fronte tariffario. Diverse fonti europee si dicono convinte che si possa raggiungere un accordo quadro entro la settimana, che riguarderà alcuni settori chiave come auto, acciaio e dispositivi medici.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz si è detto “cautamente ottimista” riguardo a un possibile accordo con gli Stati Uniti “entro fine mese”. Ha aggiunto di essere in stretto contatto con Washington e la Commissione europea, con l’obiettivo di mantenere i dazi al minimo.
La presidente della Commissione Europea,
Ursula von der Leyen
, ha ribadito davanti al Parlamento europeo che l’UE è pronta a qualsiasi scenario: “Difendiamo i nostri interessi, continuiamo a lavorare in buona fede, e ci prepariamo a tutti gli esiti possibili”.
Diplomatici a Bruxelles confermano che c’è una forte spinta verso una soluzione rapida, soprattutto per evitare una rottura nei rapporti transatlantici e per mantenere gli Stati Uniti legati alle questioni di difesa e sicurezza europea.
Tariffa sul rame a fine luglio?
Secondo il segretario al Commercio USA,
Howard Lutnick,
la tariffa sul rame potrebbe entrare in vigore già entro fine luglio o inizio agosto.
La misura potrebbe avere effetti a catena: il rame è infatti utilizzato in elettronica, auto, data center e tecnologie per le energie rinnovabili. Carsten Menke, analista della banca svizzera Julius Baer, ha sottolineato che il nuovo dazio potrebbe avere effetti inflazionistici negli USA, ma deflazionistici nel resto del mondo.
Come riporta il Guardian, Christopher LaFemina, analista di Jefferies, ha avvertito che gli Stati Uniti non dispongono di una capacità sufficiente di estrazione e raffinazione del rame. “
Queste tariffe potrebbero portare a prezzi s
ignificativamente più alti negli USA rispetto al resto del mondo”, ha spiegato.
Trump ha infine aggiunto che anche i farmaci e i microchip potrebbero essere soggetti a nuovi dazi nei prossimi mesi. “Daremo un anno, un anno e mezzo di tempo alle aziende. Dopo di che, chi vorrà importare farmaci pagherà tariffe anche del 200%”.
Dazio sul rame: chi vince e chi perde
“Un
dazio del 50% sul rame
, imposto dagli Stati Uniti, sarebbe significativo e inatteso. Tuttavia, la realtà è che i fondamentali strutturali di domanda e offerta sono e dovrebbero restare tesi: escludiamo che possa verificarsi un surplus di offerta globale, come farebbe ipotizzare il calo dei prezzi globali rispetto a quelli USA” così affermano da Global X.
Investitori e analisti dovrebbero guardare oltre la sede legale delle aziende, concentrandosi invece su dove viene effettivamente estratto e venduto il rame, per capire chi potrà vincere o perdere da questi sviluppi, a livello azionario. Certamente i
produttori statunitensi di rame
sono i beneficiari immediati più evidenti: potrebbero trarre vantaggio da prezzi interni più alti e dalla riduzione della concorrenza estera, aumentando così profitti e quote di mercato. Anche i raffinatori statunitensi sono ben posizionati per aggiudicarsi contratti redditizi, dato l’aumento della domanda locale. Al contrario, i
produttori minerari canadesi
,
australiani
e
cileni
rischiano di perdere l’accesso al redditizio mercato statunitense o di dover assorbire parzialmente l’impatto delle tariffe riducendo i margini, il che potrebbe minacciare ricavi e utili. Tuttavia, la
natura globale del mercato del rame
fa sì che qualsiasi metallo escluso dagli USA verrà rapidamente assorbito da regioni in deficit come Cina ed Europa, dove le scorte sono già esaurite, limitando l’impatto negativo per i produttori con presenza geografica diversificata.
