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F1 | Red Bull sceglie Max, lascia Horner: il nuovo scenario è cambiato

notizia

2025-05-01 14:05:42

Forse sarà solo un passaggio verso una nuova fase della sua storia, o forse l’uscita di scena di Christian Horner segnerà la fine dell’impero Red Bull. La data precisa in cui la repubblica Horner ha iniziato la sua discesa è il 22 ottobre 2022, giorno in cui entrò nel box di Austin per comunicare al personale la scomparsa di Dietrich Mateschitz, imprenditore visionario, diventato multimiliardario con una bevanda energetica e finanziatore di un progetto che ha convertito una squadra di secondo livello in un top team di Formula 1.

A trasformare i capitali di Mateschitz in titoli mondiali è stato Horner, presente al timone del programma dal primo giorno, il 7 gennaio del 2005. A soli 31 anni, l’ex pilota di F3000 ha subito mostrato di non aver timori nel prendere decisioni, capendo con grande rapidità cosa serve per navigare nelle acque agitate del paddock di Formula 1.

Christian è emerso come team principal vincente nel ciclo Vettel, poi, superato un periodo non semplice legato alla scarsa competitività della power unit Renault, è tornato alla ribalta con un altro ciclo non meno glorioso del precedente, quello marchiato a fuoco da Max Verstappen.

Ha sempre convissuto con una figura non delle più semplici, Helmut Marko, consulente ‘specialissimo’ presente sul campo in rappresentanza dalla proprietà austriaca. Anno dopo anno Horner ha visto crescere progressivamente il suo potere all’interno del programma ‘racing’ della Red Bull, da team principal ad amministratore delegato, poi la delega al marketing ed infine anche CEO sia del dipartimento Technology che della divisione power unit. Ma al suo fianco c’è sempre stata la figura di Marko, che non ha mai mollato l’incarico di scegliere i piloti, del vivaio, della Racing Bulls e ovviamente della Red Bull.

Con la scomparsa di Mateschitz è sembrato essere arrivato il momento per la scalata definitiva di Horner, pronto a liberarsi di ogni ostacolo, Marko incluso. Nella sua logica era giunto il momento di prendere il controllo totale della squadra in ogni suo aspetto, ma proprio questa ambizione alla fine gli è stata fatale. Quattro mesi dopo la morte di Mateschitz è scoppiato il caso dei messaggi con una dipendente, una bomba ad orologeria, secondo molti addetti ai lavori, innescata da Jos Verstappen, legatissimo (come Max) alla figura di Marko.

Horner è sembrato sul punto di cadere, ma in extremis è stato salvato dall’azionista di maggioranza del gruppo Red Bull, il thailandese Chalerm Yoovidhya. Sopravvissuto alla tempesta, ha proseguito per la sua strada, rafforzato anche dai successi in pista. Le vittorie di Verstappen, i festeggiamenti sul podio, le domeniche trionfali che hanno lanciato Max verso il quarto titolo mondiale, sono state un anestetico perfetto che ha fatto momentaneamente dimenticare i dissapori interni. Tutto è sembrato essere tornato in una normalità vincente.


Una fotografia rivelatasi errata, perché finito lo champagne, tutto è tornato a galla. Horner si è ritrovato solo, senza Adrian Newey e senza Jonathan Wheatley, passati nel frattempo in altri lidi. Senza la possibilità di essere ancora in lotta per un titolo mondiale, Horner è tornato ad essere attaccabile, un’opportunità colta al volo dal clan Verstappen, che in questa occasione ha agito in modo meno appariscente ma più efficace.

Max ha messo sul tavolo l’offerta Mercedes, chiedendo il ridimensionamento della figura di Horner come condizione per restare in squadra. Un affronto, proprio quando Christian pensava di espandere ulteriormente il suo controllo si è visto proporre uno scenario inverso, un modo elegante per indicare la porta d’uscita.

In questa occasione la pista non è corsa in suo aiuto, anzi, è diventato il primo capo d’accusa. Ad Horner è stata contestata la perdita di Rob Marshall e Adrian Newey, il calo di competitività constatato in questa prima metà di stagione e il problema del secondo pilota che si trascina ormai da tempo, limitando fortemente le ambizioni della squadra nella classifica Costruttori.

E, soprattutto, ad Horner è stato imputato il rischio della partenza di Verstappen, una variabile cruciale per il progetto Formula 1. Per il ceo della Red Bull, Oliver Mintzlaff, in questa occasione non è stato difficile convincere i vertici aziendali della necessità di un cambio di rotta. Stupisce un po’ il timing in cui è maturata la decisione, ma sarebbe stato difficile da giustificare un allontanamento di Horner dodici mesi fa, con Verstappen in vetta alla classifica mondiale, o lo scorso inverno, quando il team festeggiava il quarto titolo iridato di Max.

Cosa accadrà ora? È difficile fare delle ipotesi concrete, l’unica certezza è che vedremo una Red Bull inedita, con una maggior presenza della proprietà austriaca e con la figura di Verstappen che dovrebbe restare legata alla squadra come punto fermo al centro del progetto.

Resta però un team che al momento vede nel suo pilota di punta il suo asset più pregiato, e questo la espone al rischio legato alle decisioni che prenderà Verstappen. Stride un po’ pensare al campus creato a Milton Keynes, una struttura enorme e all’avanguardia sotto molti aspetti, un tempio che conferma un investimento finanziario notevole. Pensare che le ambizioni di tutto questo dipendano in una parte importante da una sola persona suona come un’anomalia che getta un punto interrogativo sul futuro.

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