Il dollaro vacilla: l’Europa è la nuova alternativa? La strategia di Panetta
Economia internazionale

2025-07-09 12:12:45
Per decenni il dollaro ha rappresentato una colonna portante dell’economia internazionale, fungendo da àncora di stabilità per le politiche monetarie di molti paesi. Questa egemonia ha consentito agli
Stati Uniti
di attrarre enormi flussi di capitale, favoriti anche da disavanzi commerciali strutturali. Ma qualcosa negli ultimi tempi si è rotto e qui entra in gioco l’Europa.
È particolarmente articolato e denso di spunti sul futuro del sistema finanziario internazionale, l’intervento all’Assemblea annuale dell’ABI, svoltasi all’Università Bocconi di Milano, del Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta.
Con un titolo evocativo – “
Finanza e innovazione per il futuro dell’economia”
– il discorso ha affrontato le dinamiche più recenti che stanno mettendo in discussione l’ordine finanziario globale, a partire dal ruolo centrale del dollaro.
Panetta: l’egemonia del dollaro verso il tramonto?
Il numero uno di via Nazionale ha tracciato un quadro dai contorni chiari sul percorso del biglietto verde statunitense, da sempre individuato come rifugio per gli investitori nelle fasi di incertezza e come valuta di riferimento per la maggior parte degli scambi commerciale.
Un meccanismo che ha portato con sé un significativo accumulo di debito verso l’estero, aumentando la vulnerabilità del sistema americano agli shock esterni. Come sottolinea Panetta, negli ultimi anni, due fenomeni hanno reso questa esposizione ancora più evidente. Da un lato, la crescita esponenziale delle quotazioni delle big tech statunitensi ha spinto molti investitori globali a concentrare i propri portafogli negli asset americani. Dall’altro, il lungo periodo di tassi bassi seguito alla crisi finanziaria del 2008 ha incentivato l’acquisto di titoli a lunga scadenza, che oggi espongono maggiormente gli investitori al rischio di variazioni dei tassi d’interesse.
Dai dazi i primi scossoni
Una svolta significativa si è verificata lo scorso aprile, quando nuovi annunci da parte dell’
amministrazione statunitense
– legati a tensioni commerciali e nuove misure protezionistiche – hanno provocato una fase di instabilità nei mercati. Il declassamento del rating sovrano USA ha fatto il resto, minando ulteriormente la fiducia nella solidità finanziaria americana. Il risultato è stato un progressivo indebolimento del dollaro. Per la prima volta dopo decenni, sottolinea Panetta, il suo ruolo centrale nel sistema monetario globale è stato messo apertamente in discussione.
Investitori in cerca di alternative
In questo contesto, argomenta il numero uno di via Nazionale, gli investitori hanno reagito riducendo la propria esposizione al dollaro, ricorrendo a coperture contro il rischio di cambio e riducendo la durata delle proprie posizioni finanziarie. Questo ha avuto un effetto immediato: i rendimenti dei titoli USA a lunga scadenza sono saliti, mentre il dollaro ha cominciato a perdere valore. A differenza del passato, in cui fasi di incertezza rafforzavano la valuta americana, oggi il
clima globale induce gli investitori
a cercare alternative.
Europa come possibile nuova alternativa: la ricetta di Panetta
E qui entra in gioco l’Europa. Secondo Panetta, negli ultimi mesi si è registrato un primo, timido movimento in direzione di una maggiore diversificazione valutaria. Cresce l’interesse verso strumenti finanziari denominati in euro, sia nel comparto azionario che in quello obbligazionario a basso rischio. Per ora si tratta di segnali limitati, ma significativi.
A frenare un ri-orientamento più deciso dei portafogli globali c’è la persistente assenza di un’alternativa solida al sistema finanziario americano. I mercati statunitensi restano, per dimensioni e liquidità, i più avanzati al mondo. Le piazze europee, nonostante i progressi, risultano ancora frammentate e meno attraenti. La sfida, secondo Panetta, è proprio questa: approfittare del contesto di cambiamento per colmare il divario e costruire un mercato dei capitali europeo più integrato, efficiente e competitivo. Non sarà un processo automatico. Serve una visione strategica, basata su politiche comuni e investimenti mirati.
Il
mercato europeo soffre di limiti strutturali:
un’economia fortemente bancocentrica, la prevalenza di piccole e medie imprese, la minore propensione al rischio delle famiglie, un ruolo importante del settore pubblico nella gestione dei servizi sociali. Tutti elementi che, storicamente, hanno limitato lo sviluppo di un ecosistema finanziario profondo e articolato.
Secondo Panetta, la direzione da seguire è chiara: completare
l’Unione dei mercati dei capitali,
creare strumenti di investimento comuni e dare vita a
un titolo europeo privo di rischio.
“Un benchmark comune privo di rischio” – continua Panetta – “offrirebbe un collaterale sicuro e accettato ovunque nell’Unione e permetterebbe di sviluppare comparti strategici, come quelli delle obbligazioni societarie e dei derivati. Migliorerebbe l’efficienza delle controparti centrali, la liquidità degli scambi di titoli e delle transazioni interbancarie, e favorirebbe la diversificazione dei portafogli, riducendo la concentrazione dei rischi”.
Solo così sarà possibile attrarre capitali internazionali, consolidare l’euro come valuta globale e offrire al mondo un’alternativa credibile al dollaro. In un mondo più incerto e competitivo, l’Europa può giocare un ruolo da protagonista. Ma per farlo deve agire con determinazione, visione e coesione.
Patuelli (ABI): urge completamento Unione Bancaria europea
A prendere la parola all’Assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) anche il presidente Antonio Patuelli che ha dedicato ampio spazio proprio al futuro dell’Unione europea, sottolineando la necessità di un cambiamento profondo nelle sue strutture decisionali. Secondo Patuelli, l’Europa deve assumere “rapidamente maggiori responsabilità, con nuove regole istituzionali, per non essere paralizzata da veti di piccole minoranze, e realizzando nuovi obiettivi d’integrazione”.
Nodo cruciale sollevato dal presidente dell’ABI è quello dell’
Unione bancaria europea,
il cui completamento è bloccato da anni a causa del mancato accordo sulla garanzia comune dei depositi. “Occorre far progredire l’Unione bancaria europea, bloccata per un decennio da discussioni sulla garanzia europea sui depositi (ora è dei Fondi interbancari nazionali) e di connessi limiti alla detenzione del debito pubblico da parte delle banche”. Per Patuelli è arrivato il momento di fare un passo deciso: “L’Unione bancaria europea deve passare rapidamente dalla prevalente Unione di Vigilanza, all’Unione anche delle regole societarie, del mercato, del risparmio e degli investimenti”.
