Mestiere: L’abilità nata dall’esperienza
Italia

2026-02-25 08:11:36
C’è tanto da imparare quando ci avviciniamo con
umiltà
alle parole, specialmente a quelle che usiamo di più e siamo convinti di conoscere meglio, come per esempio mestiere.
Impegno e fatica.
Quando parliamo di mestiere viene immediato il riferimento ad un
lavoro
e all’impegno (e alla fatica) che comporta. I dizionari concordano nell’indicare come primo significato attività specialmente manuale che viene appresa con la pratica o un tirocinio più o meno lungo. Elemento che chiarisce la differenza con la professione a cui generalmente si accede grazie ad una istruzione accademica. Resta il fatto che anche per essere buoni professionisti, conoscere il mestiere è indispensabile.
Una parola di servizio.
Come ci è capitato molto spesso di vedere, anche la parola mestiere – secondo molti dizionari – ci arriva dal francese
mestier
. Ma è sempre il latino l’origine principale e in particolare la parola
ministerium
, che significa “servizio, funzione”. Se pensiamo ai moderni ministeri e al ruolo che svolgono l’origine della parola diventa illuminante e decisivo per comprenderne il ruolo, almeno quando si ricordano da dove vengono.
Digressione obbligatoria.
Ma
ministerium
a sua volta deriva da
minister
, che significa "servo, aiutante" e che è collegato al termine latino "minor", che significa "meno, minore". Chissà se i nostri ministri, tra un ossequio e un’auto blu, una riunione di governo e una conferenza stampa, si ricordano che sono impegnati in un ruolo di servizio alla comunità. Il latino
minister
era in una posizione subordinata o di minore importanza rispetto al destinatario del servizio. Esagerando nei paralleli potremmo ricordare ai ministri che sono in una posizione subordinata o di minore importanza rispetto al destinatario del servizio. Che siamo noi.
E per estensione.
Tornando al nostro mestiere non stupisce che la principale estensione del significato in senso figurato rappresenti “l’insieme delle condizioni necessarie per poter svolgere una determinata attività” (Tullio De Mauro). Dove il termine che chiarisce è proprio “insieme” perché indica il complesso delle abilità e delle conoscenze necessarie per fare il “mestiere del sarto”, il “mestiere del pasticcere” e così via. Per contro, l’assenza di queste abilità e conoscenze è quella che ci fa dire “non è del mestiere”. Con una variante generica ma molto efficace, per indicare una persona che non ha una particolare qualificazione: “non ha un mestiere”.
Variabile un po’ arrogante.
Molti dizionari riportano un significato spregiativo di questa parola, connotato a pessimismo e al biasimo di un’attività che evidentemente si considera esercitata con poca professionalità. Rispondono a questo carattere espressioni come
in certi casi la professione del medico si è ridotta a un mestiere
;
non c’è più gusto a fare il giornalista: è diventato un mestiere!
(dizionario Treccani). Ma si tratta di giudizi dichiaratamente soggettivi.
La forza dell’abitudine.
Non c’è dubbio che quando pensiamo ad un mestiere risaltano alcune caratteristiche particolari: la regolarità con cui viene svolto, la preferenza con cui si esercita rispetto a tutte le altre attività. Così, tra i significati figurati, compare anche fare di qualcosa un’abitudine anche se questo qualcosa con il lavoro non ha niente a che fare. Sempre il dizionario Treccani riporta l’esempio della frase “è gente che ha fatto della calunnia un mestiere”. O "fare il mesriere" per indicare la prostituzione. Per estensione e con energia chiediamo di “cambiare mestiere” a quelli che mostrano inettitudine nel loro lavoro. E chiariamo con “Non è un mestiere da tutti” quando vogliamo sottolineare la difficoltà di una attività.
Dalla casa alla necessità.
Ma le variabili che possiamo trovare sul significato di questa parola straordinariamente ricca, sono tantissime. In molte regioni italiane, in particolare al centro nord, con l’espressione al plurale “fare i mestieri” si indicano tutte le faccende di casa. Tra i significati letterari che Dante usa più spesso ci sono i funerali o genericamente l’incarico, il compito (
non le tenere il tuo mestier coverto
, scrive nel Convivio). O infine bisogno o necessità. Nel canto XXXIII dell’Inferno, il Conte Ugolino della Gherardesca, parlando della sua morte e di quella dei suoi figli pronuncia il verso
"e poscia morto, dir non è mestieri
". Non è necessario spiegare come sia avvenuta la loro morte.
La lezione di Cesare Pavese
. Non potevamo concludere questa breve riflessione senza citare il titolo “Il mestiere di vivere” che Cesare Pavese dette ai suoi diari. Un doloroso percorso esistenziale dal confino imposto allo scrittore dal regime fascista nel 1935 a Brancaleone in Calabria, fino al 18 agosto1950, pochi giorni prima del suicidio. “Il mestiere di vivere" uscirà postumo nel 1952, per Einaudi, curato da Massimo Mila, Italo Calvino e Natalia Ginzburg.
