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Caso Almasri: Atti Segreti Diffusi. La Difesa dei Ministri Valuta una Denuncia

politica e governo

2026-03-23 14:20:00

Silenzio e denunce.

Giulia Bongiorno,

che da avvocato difende tutti i membri del governo sotto accusa al Tribunale dei ministri per
il caso Almasri
, valuta una denuncia per divulgazioni di atti coperti dal segreto e non ancora resi alle parti interessate. Non le sono piaciute le indiscrezioni riguardo all’

accusa che emergerebbe dai documenti acquisiti dai magistrati

: vale a dire che della
mancata consegna alla Corte penale internazionale
di

Najeem Osama Almasri

la capo di Gabinetto del ministero, Giusi Bartolozzi, sapesse e avesse chiesto riserbo e cautela. Soprattutto perché alla difesa non sono ancora stati consegnati gli atti nonostante siano scaduti i termini e le proroghe: i tre mesi terminavano il 27 aprile, il pm ha chiesto la proroga di due mesi per ulteriori approfondimenti, ed è già scaduta anche quella il 27 giugno.

Da Palazzo Chigi filtra dunque

l’amarezza di una «situazione paradossale

nella quale l’opposizione chiede al governo di riferire ciò che è ancora oggetto di un’inchiesta aperta».

Quanto alle indiscrezioni sulla
mail
con la quale sarebbe stato

suggerito ai collaboratori del ministro Nordio di parlare su Signal

, rete criptata, non c’è conferma ma nemmeno stupore: per comunicazioni che contengono informazioni di intelligence — trapela —

è naturale che si cerchi di avere il massimo delle cautele

di riservatezza.

Al ministero della Giustizia quell’accusa rivolta alla capo di gabinetto viene lasciata cadere nel vuoto. Qualcuno sussurra:

«Pettegolezzi

». O addirittura: «Veleni».


Nordio,

al Circolo degli scacchi per una

lectio magistralis

sulla guerra, si trincera dietro un muto

«no comment

». Da ministro della Giustizia, non intende intervenire su un’indagine in corso. Tantomeno se riguarda lui. Nel momento più teso dei rapporti co
n i magistrati che contestano la sua riforma
, vuole evitare passi falsi. Qualsiasi mossa — questa è la convinzione che si lascia intendere — potrebbe apparire come un’interferenza.

La sua linea, quindi, non cambia

. Da sempre sostiene che quella domenica gli erano arrivate solo informazioni generiche e del tutto incomplete. E

conferma di essere stato in buonafede

quando ha riferito in Parlamento di essersi occupato della vicenda solo a partire dal lunedì, giorno in cui poi non c’è stato il tempo per esaminare a fondo
un fascicolo complesso e con diverse anomalie
. Da lì la decisione di non rispondere alla Procura generale e la scelta politica del diniego all’arresto, come comunicato alle Camere.

Da questo punto di vista,

le nuove rivelazioni,

confermate o meno, per lui cambiano poco. Perché sul piano politico ritiene di aver svolto correttamente il proprio ruolo.

Ora però

tutti gli occhi sono puntati su Giorgia Meloni,

che certamente non è contenta della piega che ha preso questa vicenda. Si attende di capire se la premier continuerà a ritenere la linea tenuta finora all’altezza della delicatissima situazione. O se invece non decida di sacrificare qualche «testa». La più a rischio di essere usata come capro espiatorio è quella della capo di gabinetto Bartolozzi, sebbene Nordio le abbia sempre confermato la fiducia.

D’altra parte in via Arenula si sottolinea

che tutta la vicenda Almasri

è stata gestita con una regia che faceva capo

direttamente a Palazzo Chigi

. E viene ricordato come il Tribunale dei ministri fosse stato invitato dalla difesa a sentire il sottosegretario di Stato

Alfredo Mantovano,

anziché il ministro della Giustizia. Perché a decidere un caso con delicate connotazioni di ragion di Stato è stata direttamente la presidenza del Consiglio. In ogni caso nessuna decisione verrà presa prima di conoscere le carte processuali che dovrebbero essere depositate a breve. Incluse le dichiarazioni messe a verbale davanti ai magistrati proprio da Bartolozzi.

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