Balenciaga FW25/26: Demna’s Final Chapter – Sartorial Shadows and Emotional Legacy
moda e stile

2025-03-22 02:37:45
A Parigi, l’haute couture si è fatta teatro di un addio. Demna, alla guida di Balenciaga dal 2015, ha chiuso il suo capitolo con la maison francese firmando una collezione che sa di commiato e insieme di celebrazione. Nessuna rottura clamorosa, nessun effetto speciale: solo la moda, portata al suo limite più personale e potente.
La sfilata, che segna la sua ultima direzione creativa per Balenciaga prima dell’imminente passaggio a Gucci, è stata un atto di consapevolezza. L’atto finale di una narrazione lunga dieci anni, iniziata come provocazione e culminata in una couture che riflette, più che mai, il volto intimo e complesso di un designer che ha saputo trasformare lo scandalo in linguaggio e l’ironia in codice estetico.
Una couture sospesa tra omaggio e alterazione
Con questa collezione Autunno-Inverno 2025/26, Demna riscrive l’archivio balenciagano contaminandolo con la propria ossessione per il grottesco quotidiano, per il non-finito, per l’eccesso ragionato. Le silhouette portano la firma inconfondibile del designer georgiano: volumi iperbolici, spalle scolpite, tagli oversize che si contrappongono alla precisione chirurgica della sartoria. Ma accanto all’architettura c’è il ricordo, il gesto nostalgico: guanti lunghi da diva, piume leggere, occhiali rétro e tailleur in tweed evocano il cinema muto, l’alta società immaginata da Hitchcock, l’eleganza di una femminilità che è ormai spettro.
La palette è ridotta all’osso — nero dominante, bianco ottico, qualche pastello che sembra quasi evaporare — come a voler lasciare spazio alla forma, alla texture, alla narrazione silenziosa dei materiali. L’accessorio-chiave? Una borsa che è, in realtà, una custodia per abiti. Demna rimane fedele a sé stesso: anche l’haute couture può essere una dichiarazione politica.
Icone e presenze, più che ospiti
La passerella si popola di volti che non sono semplici modelle o muse: sono emblemi, frammenti viventi dell’universo costruito da Demna negli anni. Isabelle Huppert, algida in total black; Kim Kardashian, avvolta in piume e diamanti che portano la memoria di Elizabeth Taylor; Naomi Campbell e Eva Herzigova, eterne icone in abiti-scultura. A chiudere lo show è Eliza Douglas, alter ego creativo e simbolo stesso della parabola artistica del designer: è lei, ancora una volta, a indossare l’abito da sposa, come fosse un rito di passaggio.
In platea, un parterre che somiglia più a una cerimonia che a un front row: Nicole Kidman, Michelle Yeoh, Katy Perry, Lorde, Kyle MacLachlan, Pierpaolo Piccioli. Tutti testimoni di un’estetica che ha saputo dividere e incantare, spesso allo stesso tempo.
La moda come lente sociologica
Questa 54esima sfilata di Balenciaga Couture non è solo un saluto, ma un bilancio. In dieci anni, Demna ha reso la moda uno strumento di osservazione del reale, spesso disturbante, sempre necessario. Ha parlato attraverso materiali riciclati, silhouette spigolose, scarpe oversize e location surreali: dal fango alla neve, da Wall Street al Parlamento Europeo. Ha trasformato la quotidianità in riflessione e l’ironia in linguaggio strutturato.
Non si è mai trattato solo di abiti, ma di visione. E in quest’ultima sfilata, più che mai, quella visione si fa concreta, filtrata dalla malinconia e dal rispetto per una storia — quella della maison — che è riuscito a rileggere senza mai addomesticarla.
Con questo ultimo atto, Demna lascia Balenciaga non con un’implosione spettacolare, ma con una couture sommessa, profonda, che somiglia più a un addio sussurrato che a un colpo di scena. Ora lo aspetta la sfida più grande: quella di restituire anima a Gucci, una casa che ha bisogno di visione tanto quanto ne ha avuta Balenciaga.
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Balenciaga Couture FW25/26: l’ultimo atto di Demna, tra ombre sartoriali e memoria affettiva
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