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Cadex Amp 3D: la sella stampata in 3D diversa dal resto

Tecnologia 3D

2025-02-20 13:43:18

Se “mastichi” di ciclismo e dici “
Cadex
”, probabilmente ti verranno subito in mente le ruote superperformanti e leggere che utilizzano tutti i corridori equipaggiati da questo marchio di proprietà del gruppo Giant.

In realtà, uno dei componenti Cadex allo stesso modo supergettonati da chi in bici (soprattutto da corsa) bada alle prestazioni, è una sella: è il modello Amp.

Fateci caso: quasi tutti corridori professionisti sponsorizzati da Cadex (primi tra tutti quelli del team World Tour della Jayco-Alula) hanno scelto questa sella. E questo a prescindere dalle loro caratteristiche corporee, dalle loro attitudini atletiche o dal loro peso.

La Amp, tra l’altro, è sella che negli intenti di Cadex è adatta trasversalmente sia per gli uomini che per le donne.

Pesa poco, ha caratteristiche di design molto accattivanti e “snelle”, ma soprattutto è una sella che a giudicare dall’apprezzamento che ha ricevuto tra i rider è superconfortevole, perché sappiamo bene quanto in un componente così personale e “delicato” come è una sella, il comfort sia requisito che vale molto più di leggerezza ed estetica.

Del resto, il nome Amp sta proprio ad indicare “comfort amplificato”.

Dalla Amp alla Amp 3D

Bene, dallo scorso aprile la sella Amp è disponibile anche in una nuova interessante versione, che in un certo modo si allinea alle tecnologie attuali di concepire il componente e a quelle che nei fatti sono le preferenze dominanti tra i corridori: ci riferiamo all’adozione di una imbottitura tridimensionale.

La sella Amp è dunque oggi disponibile anche in versione 3D.

Delle caratteristiche tecniche di quest’ultima
avevamo parlato qui
, mentre in questa occasione ci dedichiamo alle nostre impressioni d’uso. Sì, perché con questa Amp 3D abbiamo avuto l’occasione di fare un bel test di durata: più di mille chilometri, con uscite dai 60 ai 130 chilometri e su percorsi dei più diversi (pur se con prevalenza di salita).

Quelle che seguono sono le nostre impressioni, sensazioni e anche valutazioni economiche, in ragione di un prezzo che non è da tutti i giorni: 370 euro.

Soggettività e oggettività

Nella recensione di un componente così personale come la sella, i feedback che si danno non possono non avere una forte componente soggettiva, perché, come già abbiamo detto, ogni ciclista ha le sue caratteristiche ergonomiche e le sue preferenze.

Ci sono però degli elementi oggettivi che qualificano ogni sella, o se preferite che la fanno rientrare in determinate categorie rispetto alla più generale famiglia “selle”.

Prima di tutto il peso: questa in oggetto è sella superlight, pensata per corridori top (e probabilmente anche bici al top come la Giant TCR Advanced SL su cui l’abbiamo montata), che puntano a limare grammi ovunque.

In questo senso, comunque, come spesso accade anche per altri prodotti simili di altri marchi, il peso complessivo è di qualche grammo superiore alla versione con imbottitura standard, che tra l’altro costa anche meno: siamo infatti a 147 grammi dichiarati (e rilevati) per la Amp e 129 dichiarati per la Amp standard (che costa 290 euro), frutto della diversa architettura dell’imbottitura tridimensionale rispetto a quella standard.

Larghezza, lunghezza dello scafo e composizione di quest’ultimo sono invece identiche, così come identico è il telaio (sempre in fibra di carbonio), per una sella che grazie ai suoi 245 millimetri di lunghezza rientra nel novero delle cosiddette “selle corte” (come oggi sono la stragrande maggioranza delle selle di livello

premium

per l’agonismo).

La larghezza? 245 millimetri, e anche in questo caso la Amp si allinea a quello standard moderno di concepire la sella, con un’ampiezza maggiore rispetto a quella che si ravvisava in un passato neanche troppo lontano; tra l’altro, qui il punto di maggiore ampiezza è leggermente più avanzato rispetto a quel che succedeva fino a qualche anno fa.

Ma anche rispetto a questo il discorso non cambia: intendiamo dire che la Amp si allinea perfettamente al trend moderno di seduta da parte del corridore stradista, che ha una stazione decisamente più avanzata che in passato, che ha una tendenza all’escursione antero-posteriore sullo scafo più limitata di una volta e che non da ultimo adotta una posizione sul manubrio più alta, che di conseguenza obbliga meno a “chiudere” l’articolazione della cosiddetta “cerniera lombare”, ovvero quella porzione corporea che mette in relazione parte inferiore e superiore.

Semmai, la peculiarità del design posteriore della Amp è che questo si sviluppa con una forma cosiddetta “a corona”, ovvero che abbandona il vecchio profilo “a schiena d’asino” a favore di un design (anche questo abbastanza diffuso su altre selle odierne di questo segmento) che lascia le parti perimetrali più verticale e la restante (ampia) zona centrale più piatta.

Questo, indubbiamente, favorisce una area di interfaccia con il corpo che assicura più controllo e più stabilità. Anche più confort? Se fossimo in presenza di un’imbottitura tradizionale dovremmo dire “dipende da quale è la tua anatomia”, ma visto che in questo caso parliamo o di imbottitura 3D le capacità e caratteristiche di adattamento alla pressione sono tutte diverse, molto maggiori.

Appunto: fino a qualche riga fa abbiamo parlato delle caratteristiche generali della Amp standard, ma su questa “3D” l’imbottitura è tutta diversa. Lo è sia per composizione, ma anche per dimensioni: ce lo ricorda prima di tutto lo stack, ovvero l’altezza della sella rilevata nella parte di maggiore ampiezza, che sulla Amp standard è di 47 millimetri ma che in questo caso scende a 41 millimetri.

Il 3D nel dettaglio

Un’imbottitura tridimensionale che varia la propria densità in base al punto dello scafo che si considera (più morbido nelle aree di maggiore pressione, più duro nelle altre), un’imbottitura 3D indeformabile, che ritorna perfettamente alla propria forma dopo aver subito la pressione: le prerogative che in pochi anni hanno reso così diffuso l’impiego di padding tridimensionale la Amp 3D ce le ha tutte, ma nella interpretazione di Cadex l’imbottitura tridimensionale qui prende corpo con un materiale particolare: si chiama Infill Gyroid G3D e nasce da tecnologia proprietaria.

Nello specifico abbiamo a che fare con un materiale stampato in 3D inserito nella zona di supporto principale dello scafo, che nella fattispecie presenta un modello di linea ondulata bidimensionale, che serve a formare una struttura forte ma leggera, con un rapporto forza/peso superiore rispetto alle imbottiture 3D con “matrice” esagonale.

Cadex spiega che il suo G3D distribuisce uniformemente carico e sollecitazioni in tutte le direzioni, garantendo un supporto e una durata costanti.

In pratica, l’imbottitura in questione riesce a garantire tutti i vantaggi ergonomici di un padding tridimensionale, ma con spessori e ingombri ridotti, come in effetti ti può confermare la semplice palpazione tattile del 3D in questione: rispetto ad altre selle 3D presenti in commercio in questo caso il padding è generalmente meno spesso lungo tutta l’area in cui viene applicato, ma ritrova comunque tutti i vantaggi che ha questo materiale rispetto ai foam tradizionali.

A livello di feeling di seduta, questo a nostro avviso ha prodotto una sella che è riuscita ad essere estremamente confortevole nei punti di maggiore pressione, ma allo stesso tempo una sella che ti trasmette immediata tutta quella sensazione di rigidità, di fermezza e di reattività che deve avere una sella destinata alla competizione come è questa; come dire, questa è sella che ti ricorda subito che sotto il sedere hai uno scafo e un rail in carbonio, ma allo stesso tempo c’è un’imbottitura funzionale e minimale, perfetta per interfacciare il tuo corpo con tutta la durezza della tanta fibra di carbonio che c’è più in basso.

Quanto detto trova riscontro anche nel fatto che abbiamo dovuto fare più prove prima di trovare la perfetta inclinazione del componente su una sella così strutturata e concepita; su una sella simile, anche una differenza di un paio di gradi nella “messa in bolla” la percepisci subito, ma una volta trovata la tua collocazione ideale, (ovviamente ci riferiamo anche all’avanzamento, ma questo è un altro discorso e nella fattispecie ha richiesto meno tempo) ti fa sentire perfettamente e precisamente in posizione, come se su quella sella stessi pedalando da anni.

E invece per noi si trattava solo della seconda, terza uscita….

In punta di sella

Buona parte del merito di tutto questo, non da ultimo, è anche della strutturazione e nel dimensionamento della parte della punta: sugli ultimi 7 centimetri del componente la larghezza media è di circa 40 millimetri, ovvero quanto basta per permetterti un adeguato supporto nei frangenti in cui sei portato a pedalare “in punta”, ma la particolarità è che proprio in questa porzione la più solida e resiliente imbottitura 3D lascia spazio a un padding in morbido (e sottile) lattice, che effettivamente si rivela soluzione ottimale per garantirti comodità in quei frangenti (comunque temporanei e di solito mai oltre i 20, 30 secondi) in cui ti può capitare di pedalare in punta.

Ma oltre al padding e alle dimensioni in gioco crediamo che la validità dell’appoggio in questa area sia anche nella qualità e nella struttura di ciò che c’è sotto, del carbonio dello scafo e del telaio, sempre in carbonio, fissato in una posizione molto avanzata rispetto al “naso” della sella: di conseguenza la sensazione di rigidità e di fermezza è incredibile, appunto riprende quella che puoi percepire nella più usale seduta sul retro, ma a nostro avviso fanno di questa sella un componente perfetto per tanti ciclisti da strada che hanno in testa la prestazione.

E i difetti?

Ma in questo trionfo di ottime sensazioni, possibile che non ci sia qualche nota negativa? Beh, in questo caso forse qualcuno potrebbe parlare di prezzo eccessivo, ma in fondo i 370 euro di questa Amp 3D sono perfettamente in linea (anzi, anche meno…) di ciò che occorre spendere per prodotti omologhi di tanti marchi “griffati” concorrenti.

Se poi in un futuro più o meno immediato il 3D diventerà ancor più di uso comune e si creeranno economie di scala per “calmierare” i prezzi, questo è probabile, ma al momento, sul mercato, i grandi brand sono tutti più o meno allineato su questi livelli di prezzo per prodotti simili.

Semmai, ciò che sarebbe auspicabile a nostro avviso, è che oltre alla sola larghezza da 145 millimetri venga introdotta anche una seconda misura (probabilmente maggiore), per estendere ancor di più l’adattabilità ergonomica di un prodotto che come abbiamo visto ha comunque una buona adattabilità ergonomica anche in questa sua attuale edizione “monosize”.


Ulteriori informazioni:

Cadex

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