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Chef Cappuccio e il suo post shock sconvolge il web

notizia

2025-09-16 10:19:48


Lo Chef Paolo Cappuccio ha scritto un post che ha disgustato il web: lui non ha capito il motivo, ma noi sì.

È bastato un post. È apparso venerdì scorso sul profilo Facebook di Paolo Cappuccio (cuoco di lungo corso, stellato, noto nel giro del fine dining) e ha scoperchiato un vaso di Pandora. Un vado di Pandora pieno di pregiudizi, discriminazioni e retoriche da salotto reazionario. Il post, rimosso dopo una valanga di critiche, resta comunque incollato agli screenshot. Perché il web non dimentica.

Il messaggio era chiaro:

Seleziono chef con brigata per hotel 4 stelle in Trentino

tre posizioni da dicembre a marzo per una nuova apertura in Val di Fassa, stipendio dai 2 ai 4 mila euro. Fin qui, niente di strano. Ma alla riga successiva, l’outing:

Non si presentino comunisti, fancazzisti, persone con problemi di alcol, droghe e di orientamento sessuale. Se resta qualcuno normale, ben volentieri.

Come era immaginabile, le risposte sono state influocate.

Chef Cappuccio, possibile che non hai capito il problema nel tuo post?

Il resto è storia nota: il web insorge, gli utenti archiviano, rilanciano, sputtanano. La bacheca di Cappuccio si riempie di insulti, ironie, repliche. Un boomerang comunicativo che avrebbe disintegrato la reputazione di chiunque. Ma Cappuccio, no: lui rivendica tutto.

Dopo aver rimosso il post, spiega al Corriere del Trentino:

Ho ricevuto insulti, parolacce, minacce, “fascista, devi stare a testa in giù”. Ma non mi interessa: è gente che non lavora.

L’associazione tra lavoro e maleducazione (per non dire proprio: aperta discriminazione) è chiara solo a lui. Cappuccio, passato da ristoranti stellati come La Stube del Bio Hotel Hermitage a Madonna di Campiglio e La casa degli Spiriti sul Garda, non fa una piega:

Dopo l’ennesima delusione cercavo collaboratori onesti, con un’idea chiara di come stare al mondo, di come comportarsi in brigata. Voglio gente che non mi faccia perdere tempo. I diritti sono sacrosanti, ma ci sono anche i doveri.

Ma nessuno tocca i doveri: lui, forse, dovrebbe rendersi conto dei propri pregiudizi. Se fosse stato una persona educata, perchè solo quello poteva rimanergli, si sarebbe scusato. Ma, ovviamente, non lo ha fatto. Forse, i valori reazionari viaggiano di paro passo con la maleducazione.

L’orientamento sessuale? Un “problema” solo se si vede

Quanto all’omofobia dichiarata, Cappuccio rilancia con una toppa peggiore del buco:

Mi è capitato di avere persone non etero che esibivano in modo eccessivo il loro modo di vivere. Si creavano problemi, litigi, insulti. Quindi ho preferito chiarire subito: ognuno può essere ciò che vuole, ma non deve ostentare. Ho amici gay, ci vado in vacanza, ma sul lavoro uno deve stare al suo posto.

Tradotto: sei gay? Bene, basta che non si veda. Non disturbi. Non ricordi a nessuno che esisti. L’omosessualità va bene, purché invisibile. Poi, “Ho amici gay” è davvero la scusa più vuota di sempre: puro tokenismo, che non è rispetto dei diritti, ma è solo esibire un’amicizia per lavarsi la coscienza. Difendere davvero le persone LGBTQIA+ significa garantirgli spazio, dignità e libertà, non tappargli la bocca perché “non diano fastidio”, ma permettere a tutti di esprimersi. Perché se ti da fastidio vedere qualcuno esprimere sè stesso, il problema è solo tuo.

Ma poi lo Chef dà il massimo nel gran finale:

Li ho esclusi per risparmiarmi tempo. Non sono tutti così: se arrivano comunisti volenterosi li prendo lo stesso.

Quanta ignoranza. Ma che correlazione c’è tra ideali comunisti e scarsa voglia di lavorare? Dalla Resistenza ai minatori del Sulcis, dai sindacalisti in fabbrica agli operai Fiat, la storia è piena di lavoratori comunisti che hanno fatto turni massacranti per diritti e salario, altro che fancazzismo.

Infatti, il web umilia Chef Cappuccio: i commenti negativi sotto il post sono tantissimi

Sul web intanto la piazza si scatena:

Anche se lo hai cancellato lo abbiamo letto tutti: fascio!

oppure

Il tuo piatto forte sono gli spaghetti aglio e olio di ricino?

C’è chi ironizza:

Si dà il caso che io sia redattore di una rivista di alta ristorazione, e pure gay. Mi sto già sfregando le mani.

E ancora:

Complimenti per aver sputtanato la reputazione di un intero staff con una sparata da boomer.

O anche:

Pensa essere così borioso da non saper scindere tra vita privata e professionale, e scaricare la tua frustrazione sui diritti di chiunque non ti somigli.

Chissà se lo Chef sarà in grado di capire che ha fatto una gaffe, a questo punto…

Ennesima volta in cui l’Italia resta indietro, e ci fa pure una figuraccia

Non contento, Cappuccio prova a minimizzare:

È uno sfogo. Un’estremizzazione di un prototipo. Mi ritrovo sempre con persone che vogliono diritti ma non doveri, fancazzisti da concerti del Primo Maggio. Così li filtro subito. Non sono tutti uguali, chi lavora davvero non mi ha scritto nulla.

Anzitutto, mi chiedo come faccia a distinguere i veri stacanovisti dalle attività del web e non da un colloquio di lavoro. La verità è che qui non c’è nessuno sfogo. Qui c’è la normalizzazione di un linguaggio e di un filtro valoriale che non piacerà allo Chef quando arriverà davvero. Quando ci toglierà i diritti in quanto lavoratori, quando ci farà pagare e ancora più tasse per le vacanze dei ricchi, quando ci farà licenziare senza garanzie. L’Italia si illude di avere sdoganato i diritti civili… La realtà è che basta un annuncio di lavoro per ricordarci che la discriminazione non solo esiste: oggi, è anche orgogliosa di esistere. E se non cambiamo questo rotta, nemmeno a noi piacerà il futuro che stiamo costruendo.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine

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Chef Cappuccio e il suo post raccapricciante indigna il web
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