Il clima conta: gli europei lo vedono come una priorità
Cambiamento climatico

2025-06-25 06:53:12
Una nuova indagine realizzata da EuroBarometro conferma il sostegno diffuso dei cittadini europei alle politiche climatiche: tra urgenza percepita, aspettative concrete e bisogno di informazione affidabile, l’opinione pubblica si rivela più avanti di molte agende politiche
Non serve girarci intorno, il
sostegno alle politiche climatiche in Europa è molto alto
: come dimostra l’ultima indagine esplorativa di
EuroBarometro
, la grande maggioranza dei cittadini europei considera il
cambiamento climatico
una minaccia globale prioritaria.
Molto alta è anche la percentuale di intervistati che sostiene la
neutralità climatica entro il 2050
mentre poco più di un quarto degli europei crede che i singoli individui possano risolvere il problema.
Per questo la convinzione comune è che siano necessarie politiche credibili e, soprattutto, una comunicazione efficace, al contrario di quanto si vuole far credere mettendo continuamente in contrapposizione l’esigenza di agire con le
conseguenze economiche delle politiche green
.
La lotta ai cambiamenti climatici è una priorità, insieme all’indipendenza energetica
In un’
Europa attraversata da ondate di calore anomale, incendi precoci e precipitazioni sempre più violente
, la percezione del cambiamento climatico si fa personale. Non più solo questione da addetti ai lavori, la
crisi climatica
è ormai entrata nella quotidianità e nel vissuto diretto di milioni di cittadini.
La
grande maggioranza degli europei considera il cambiamento climatico un problema grave per il mondo intero
e, in numerosi Stati membri dell’Unione europea, rappresenta la
principale preoccupazione ambientale
.
Più della metà dei cittadini
di alcuni Paesi – in particolare dell’Europa meridionale, della Polonia e dell’Ungheria – si dichiara
direttamente esposta a rischi ambientali e climatici
.
Ma il dato più rilevante è che il
consenso alle politiche comunitarie in materia non accenna a diminuire
. L’81% degli intervistati sostiene l’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050, mentre l’88% ritiene cruciale investire nelle
fonti rinnovabili
e nell’efficienza energetica.
Un sostegno trasversale, robusto e ormai strutturale che non riguarda solo l’ambiente:
il 77% dei cittadini ritiene che i costi dell’inazione climatica superino quelli della transizione
. L’azione per il clima, insomma, è percepita come un’
opportunità economica oltre che una necessità ambientale
.
Competitività, salute, sicurezza: i benefici attesi
Le ricadute positive della
transizione ecologica
vengono riconosciute su più fronti. L’
84% degli intervistati
approva l’obiettivo di
rafforzare la competitività europea
nel settore delle tecnologie pulite, considerato strategico tanto per il futuro industriale del continente quanto per la sua autonomia strategica.
In parallelo, il
75%
è convinto che
ridurre le importazioni di combustibili fossili
rafforzerà la sicurezza energetica dell’Ue, garantendo anche un ritorno economico.
Anche il
legame tra crisi climatica e salute pubblica è ben presente nella percezione dei cittadini
. L’85% considera l’azione per il clima una priorità per migliorare la salute collettiva, mentre l’83% crede che una migliore preparazione agli impatti climatici possa tradursi in una qualità della vita superiore.
Interessante, ma tutt’altro che sorprendente, è la
gerarchia delle responsabilità indicate dai cittadini per affrontare la crisi
. Il 66% attribuisce il compito principale ai governi nazionali, seguiti dalle istituzioni europee (59%) e dal mondo dell’impresa (58%).
Solo una minoranza – il 28% – ritiene che siano i singoli individui a poter fare davvero la differenza. Un segnale che, se da un lato evidenzia la necessità di politiche pubbliche incisive e coordinate, dall’altro riflette una crescente sfiducia nelle soluzioni comportamentali scollegate da un contesto strutturale.
Ciò non significa passività: il
59% dichiara di aver adottato almeno un comportamento pro-clima negli ultimi sei mesi
, segno che la disponibilità a contribuire è reale, purché supportata da condizioni abilitanti e da un quadro normativo coerente.
Nonostante
l’84% degli intervistati riconosca che il cambiamento climatico è causato dall’attività umana
, permangono significative lacune informative. Più della metà dei cittadini (52%) ritiene che i media tradizionali non comunichino con chiarezza il tema, e quasi la metà (49%) afferma di faticare a individuare contenuti affidabili sui social media.
Questa mancanza di chiarezza si traduce in un rischio di stallo culturale e politico. Se da un lato i cittadini mostrano disponibilità all’azione e fiducia nelle politiche climatiche, dall’altro richiedono strumenti informativi più chiari, trasparenti e attendibili.
In un ecosistema mediatico frammentato, la
qualità della comunicazione pubblica diventa essa stessa un’infrastruttura della transizione
.
La fotografia della percezione pubblica del cambiamento climatico in Europa mostra dunque un
consenso maturo, radicato, con aspettative precise
. La transizione ecologica gode di una base sociale più solida di quanto spesso si racconti: una base che chiede politiche coraggiose, coordinate e trasparenti.
Il vero rischio oggi non è la mancanza di consapevolezza, ma il divario tra aspettative e risposte istituzionali. Un divario che può essere colmato solo attraverso un’azione pubblica all’altezza dell’urgenza climatica – fondata su investimenti strategici, regole certe e una comunicazione rigorosa. In questo contesto, anche l’informazione di qualità ha un ruolo decisivo da giocare.
L’articolo
Il clima conta: per gli europei la lotta ai cambiamenti climatici è una priorità
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