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Italia-Libia: Il Caso Almasri Svelato. Il Governo Accusato di Sapere Tutto da Subito

Notizie nazionali italiane

2026-04-16 15:57:42

Roma, 9 luglio 2025 – Il giorno dopo

lo strano “respingimento”

del ministro dell’Interno,

Matteo Piantedosi

, e della delegazione dell’Unione europea a Bengasi, derubricata sia dal Viminale che dal titolare della Farnesina,

Antonio Tajani

, come “un problema di incomprensione fra diplomatici dell’Ue” che “non mina i rapporti tra Ue e Libia”, ecco che invece sul tavolo del governo si riapre un caso di fatto mai chiuso, quello di

Osama Almasri.

Lui, il generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, arrestato e subito rimpatriato nonostante il mandato della Corte penale internazionale (Cpi) e a cui ieri la Libia ha inviato un mandato di comparizione.


Il Tribunale dei ministri,

ormai prossimo a chiudere l’indagine che vede coinvolti la premier

Giorgia Meloni

, il sottosegretario

Alfredo Mantovano

e i ministri

Nordio (Giustizia) e Piantedosi (Interno)

per favoreggiamento, peculato e – per il solo Guardasigilli – omissione di atti d’ufficio, ha acquisito documenti che sembrano smentire una volta di più le ricostruzioni ufficiali, tanto che per il governo diventa più che complicato sostenere la sua prima versione sul caso. Ieri, fonti stampa hanno svelato che

il governo sapeva tutto già giorni prima

del frettoloso rimpatrio con mezzi aerei di Stato del generale libico. Rivelazioni che starebbero convincendo l’avvocato

Giulia Bongiorno

, che difende i ministri davanti al Tribunale, a presentare una denuncia contro ignoti per divulgazione di atti coperti dal segreto e che non sono stati ancora resi alle parti interessate. Le stesse rivelazioni hanno poi fatto insorgere l’opposizione che ha chiesto le dimissioni di Nordio, perché avrebbe “mentito al Parlamento”, con annessa richiesta a Meloni di riferire alle Camere. I fatti, contenuti nei fascicoli del Tribunale che ha chiuso le indagini, raccontano che già nel primo pomeriggio di domenica 19 gennaio, la responsabile del gabinetto di Nordio,

Giusi Bartolozzi,

fosse a conoscenza

dell’arresto di Almasri,

operato dalla Digos di Torino all’alba dello stesso giorno. A confermarlo sarebbe la risposta all’allora capo del Dipartimento degli affari di giustizia (Dag),

Luigi Birritteri,

che in una mail segnalava la mancanza dell’autorizzazione al fermo del ricercato e il modo per convalidarlo ai fini del mandato della Cpi. Convalida che non arriverà mai. Un’ora dopo, Bartolozzi rispose a Birritteri di essere già informata, raccomandando “massimo riserbo e cautela”, e l’utilizzo di Signal, una chat criptata, evitando mail e protocolli ufficiali per “non lasciare alcuna traccia”.


Il ministero della Giustizia sapeva tutto

, dunque, fin dalle prime ore. Elementi che contraddicono quanto dichiarato da Nordio il 5 febbraio al Parlamento, dove aveva detto di aver ricevuto solo una “comunicazione assolutamente informale di poche righe” il 19 gennaio e il “complesso carteggio” solo il giorno successivo, lunedì 20. In realtà, il magistrato di collegamento presso l’ambasciata italiana in Olanda aveva inviato l’atto d’accusa della Cpi con tutti gli allegati già la domenica pomeriggio, tramite la piattaforma Prisma. Altro che comunicazione “priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese”, come disse Nordio. Ascoltata come testimone dalle tre giudici del collegio del Tribunale dei ministri, Bartolozzi avrebbe detto di non aver aperto Prisma prima di lunedì, ma lo scambio con Birritteri confermerebbe che fosse in grado di valutare ogni aspetto già dal giorno prima. Nordio non è mai comparso davanti al Tribunale dei ministri.


Il caso

, dunque, appare tutt’altro che archiviato con

Matteo Renzi che ha annunciato un’interrogazione

mentre dal Pd,

Elly Schlein

in testa, ad Avs si chiede

le dimissioni del ministro della Giustizia

perché avrebbe detto il “falso” al Parlamento e per questo “non può rimanere nel proprio ruolo un secondo di più”, commenta Debora Serracchiani, responsabile Giustizia della segreteria Pd. Nicola Fratoianni di Avs si rivolge alla premier: “Cosa aspetta a far dimettere Nordio?” con il M5s che chiude: “Nordio non ha più alcuna credibilità e autorevolezza per rimanere al suo posto”.

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