Connect with us

L’Italia che si ferma: i giovani diventeranno più poveri dei genitori

Italia

2026-06-02 16:57:45

TORINO. C’era una volta l’ascensore sociale, il sistema che portava in alto il figlio dell’operaio, che consentiva ai ragazzi di entrare in banca dietro uno sportello e ritrovarsi direttore generale.

Tutto fermo, da troppo tempo.

Le possibilità di migliorare la propria condizione economica rispetto a quella dei genitori, in Italia,

sono tra le più basse dell’intera galassia Ocse

: il punteggio è 0,5, lo stesso di Stati Uniti e Regno Unito, e colloca il Paese in fondo alla classifica.


Significa che chi nasce in una famiglia agiata ha buone probabilità di restarvi. Chi nasce in difficoltà ha pochissime chance di uscire dal piano terra.

È il cuore della fotografia scattata dallo studio “La pesante eredità”, realizzato da Future Proof Society e dal think tank Tortuga: un’analisi che racconta come, nel nostro Paese,

il 10% più ricco della popolazione – circa sei milioni di persone – possegga oltre il 60% del patrimonio nazionale

. La metà più povera – circa 30 milioni di italiani – un misero 7,4%.

Negli ultimi dieci anni, questo squilibrio si è aggravato: la quota detenuta dal top 10% è aumentata di 7 punti percentuali, il doppio rispetto alla media europea.

«È un’Italia sempre più diseguale e con poche opportunità di mobilità intergenerazionale», si legge nello studio. Una realtà in cui i patrimoni si concentrano, i salari stagnano e le nuove generazioni restano inchiodate alla partenza.

La trappola generazionale

La distribuzione della ricchezza per età racconta un altro dato allarmante:

nel 2022, il 75% della ricchezza italiana era detenuta da over 50, di cui il 40% da pensionati

. A Millennials e Gen Z resta meno del 9%.

Non è solo una questione anagrafica: alla stessa età, un Baby Boomer aveva un patrimonio medio del 50% superiore rispetto a un quarantenne di oggi.

Le nuove generazioni non solo partono più tardi e più fragili, ma vedono erodersi progressivamente le prospettive di risalita.

«In un contesto di stagnazione economica e salari reali incerti, la mobilità intergenerazionale in Italia si attesta tra le più basse dell’Ocse: 0,5», evidenzia il report.

Il destino di un individuo, è la tesi, è sempre più scritto nel cognome, non nelle capacità.

La grande eredità in arrivo

Eppure, nei prossimi vent’anni si aprirà una finestra storica. Secondo i dati elaborati da Tortuga, oltre 6.400 miliardi di euro verranno trasferiti per via ereditaria entro il 2045. Sarà il più grande passaggio di ricchezza mai registrato in Italia. Questa transizione può diventare un’occasione di riequilibrio o un acceleratore degli squilibri già in atto, a seconda delle scelte politiche, ragionano dal think tank.

Oggi, il sistema fiscale italiano prevede un gettito ereditario di circa 50 miliardi complessivi nei prossimi vent’anni, pari a 2,4 miliardi l’anno. Una cifra irrilevante, se confrontata con i potenziali benefici di una riforma.


«Questo report nasce da una domanda: il nostro Paese sta stimolando la generazione di valore?», afferma Alessandro Tommasi, amministratore delegato e co-fondatore di Future Proof Society.

«I risultati elaborati dal nostro studio mostrano il contrario. E maggiore è l’insicurezza economica per le generazioni più giovani, più diventa labile la posizione di Gen Z e Millennials – non solo nel mercato del lavoro, ma anche negli altri aspetti della società, crisi demografica inclusa. Le ripercussioni? Un Paese che non compete a livello europeo e globale, con una crescita pressoché nulla e per giunta diseguale».

L’imposta di successione

Il report propone una riforma graduale e selettiva dell’imposta di successione sui grandi patrimoni, in linea con quanto già previsto in Francia, Germania e Regno Unito.

Una misura che, secondo gli autori, non graverebbe sulle famiglie della classe media, ma permetterebbe di finanziare investimenti cruciali in sanità, istruzione, sicurezza e nella riduzione del carico fiscale sul lavoro.

«La soluzione è un sistema fiscale più equo, orientato al futuro, capace di investire dove oggi si accumula il ritardo. Perché in un Paese che eredita le diseguaglianze, la vera scelta è capire come costruire delle opportunità di cambiamento», aggiunge Tommasi.

«Per troppo tempo l’Italia ha seguito l’approccio sbagliato, preferendo tassare chi fa e non chi ha, scegliendo di tassare il lavoro e non la rendita. Questo modello non è più sostenibile», commenta Francesco Armillei, socio di Tortuga.

«Una riforma dell’imposta di successione, se ben disegnata, può diventare uno strumento potente di riequilibrio: una scelta nella direzione di un fisco più efficiente, che favorisca la crescita e, allo stesso tempo, più equo, attento alla giustizia sociale e alle fasce di popolazione giovani e meno avvantaggiate».

Il bivio

A essere in gioco – è il ragionamento – non è solo l’equità, ma la tenuta sociale e la capacità del Paese di costruire prospettive.

In un’Italia che invecchia, cresce poco e investe poco, conservare la ricchezza nelle mani di pochi equivale a disinvestire sul resto della società.

Il rapporto è chiaro: senza un’azione correttiva, l’ascensore sociale resterà fermo anche per le prossime generazioni. La finestra per intervenire è adesso, prima che i divari diventino definitivamente ereditari.

Click to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *