‘Mamma, me lo compri?’ Non è un capriccio, è marketing
cultura popolare

2026-06-13 15:31:15
Succede sempre così. Entri in un supermercato per comprare due cose — latte e pane, magari.
Ma in meno di tre minuti, tuo figlio ti tira per la maglia: “Mamma, me lo compri?”
È un biscotto colorato, una patatina con sorpresa, un succo “che hanno tutti”.
La domanda arriva con gli occhi dolci e l’insistenza feroce. Tu, in mezzo al corridoio dei surgelati, hai due opzioni: resistere o cedere.
E mentre lui stringe in mano la confezione, da qualche parte un reparto marketing brinda.
Perché quel momento non è casuale. È
costruito
. È
il nag factor
in azione.
Cos’è il nag factor (e perché è così efficace)
Il
nag factor
è il nome tecnico per
l’influenza dei bambini sulle decisioni d’acquisto degli adulti
. Letteralmente: “il fattore lamento”, ovvero quella pressione continua — fatta di richieste, domande, insistenza — che i bambini esercitano dopo aver visto un certo prodotto, una pubblicità o un packaging pensato su misura per loro.
E funziona. Funziona benissimo.
Le ricerche internazionali lo confermano:
- il 40% degli acquisti di cibo spazzatura è influenzato direttamente dai figli;
- l’80% dei genitori ammette di aver comprato qualcosa “solo per smettere di discutere”;
- il tasso di conversione dopo una richiesta “a ripetizione” è tre volte più alto che con una pubblicità diretta agli adulti.
E in fondo, basta andare in un supermercato qualsiasi della Maremma per vederlo all’opera: snack messi all’altezza occhi dei bambini, packaging con cartoni animati, pupazzi ovunque, e sorpresine che “ti mancano solo 2 per completare la collezione”.
Il marketing che parla ai piccoli… per colpire i grandi
I bambini non hanno la carta di credito. Ma hanno un potere immenso:
la capacità di influenzare
. Non solo chiedendo, ma insistendo. Ricordando. Insinuando.
Il marketing lo sa. E lavora in modo chirurgico:
- Packaging ipercolorati e forme giocose.
- Mascotte ammiccanti e nomi da cartone animato.
- Slogan brevi, ripetibili, orecchiabili.
- Spot pensati per la fascia 4-8 anni.
- Posizionamento dei prodotti accanto alla cassa, là dove l’attesa si trasforma in pressione.
Risultato? Il bambino vuole. Il genitore compra.
Ma quanto dura?
Qui arriva il punto vero. Il nag factor
funziona sul breve, m
a
non costruisce fedeltà
, non crea relazione, non lascia valore. È una leva tattica, non una strategia di brand.
Un biscotto con dentro una sorpresa farà vendere oggi. Domani, se il pupazzetto cambia colore o se un altro brand fa un gioco più bello, il bambino cambierà idea. E con lui, anche il genitore.
Nel frattempo, cosa rimane del prodotto? Poco o niente.
Perché
nessuno ricorda la qualità, il gusto, la storia, il territorio. Solo il trucco.
Le aziende serie, quelle che lavorano su
prodotto, reputazione, relazione
, non hanno bisogno di fare leva su dinamiche di pressione infantile.
Perché sanno che:
- un cliente si conquista con la fiducia,
- si mantiene con la coerenza,
- e si moltiplica con il passaparola positivo.
Costruire un brand solido non significa vendere tanto oggi.
Significa
vendere bene, a lungo, a persone che scelgono, non che cedono
.
E qui in Maremma?
In Maremma non ci mancano i prodotti buoni.
Ci mancano, a volte,
strategie intelligenti per farli conoscere
.
E purtroppo, anche da noi si inizia a vedere il marketing che fa leva sul nag effects: basta entrare in qualche gelateria che espone gusti colorati e ammiccanti per i più piccoli!
Una scorciatoia? Forse.
Ma è la
scorciatoia di chi non ha voglia di raccontare, di educare, di fidelizzare
.
Un invito agli imprenditori locali e non: fatevi una domanda semplice:
Volete vendere perché un bambino insiste o perché un adulto sceglie?
La differenza è tutta lì.
Usare il nag factor può portare un picco. Ma poi? Quando il bambino cresce, il cliente sparisce.
Quando la sorpresa cambia, l’interesse finisce.
Investire in
esperienze, relazioni, valore percepito
, invece, fa durare il brand.
E in una terra come la nostra, dove la qualità c’è davvero,
non serve giocare sporco. Basta saperlo comunicare meglio.
In conclusione
Quando un bambino ti chiede “Mamma, me lo compri?”, probabilmente sta solo ripetendo un messaggio che gli è arrivato in modo mirato, studiato, calibrato.
Non è un capriccio. È marketing.
Il problema non è il bambino. Il problema è un sistema che punta all’insistenza invece che alla sostanza.
E allora, che siate genitori o imprenditori:
scegliete consapevolmente da che parte stare.
Chi punta sulla pressione… vende oggi.
Chi punta sulla qualità… resta domani.
Marketing Antipatico
In questa rubrica parliamo di come l’innovazione può prendere forma in modi inaspettati, scoprendo le storie e le persone che la rendono possibile. Perché innovare non è solo un compito per le grandi multinazionali: è qualcosa che può partire da chiunque, anche dal tuo angolo di mondo. Restate sintonizzati, e chi lo sa? Magari la prossima grande idea potrebbe arrivare proprio da voi. Hai qualche riflessione da condividere? Scrivimi a
m.gasparri@kalimero.it
Marco Gasparri, 49 anni, è il Managing Director di Studio Kalimero. Formatosi nel settore del marketing, dalla fine degli anni Novanta si dedica con successo a costruire percorsi per dare valore alle imprese e può contare su un’esperienza con centinaia di aziende nel pubblico e nel privato. Creativo, poliedrico e razionale, ha collaborato con agenzie nazionali, ha lavorato in Toscana e in Italia e ha dato vita nel 2000 a Studio Kalimero, riuscendo sempre ad anticipare le istanze economiche della società e a creare servizi e prodotti adatti al mercato.
Formatore, spin doctor, consulente politico, marketing strategist, esperto in tecniche di comunicazione, business coach ha firmato numerosissime campagne di successo: Marco Gasparri è tra i professionisti più accreditati nel campo della promozione non solo in Toscana.
L’articolo
“Mamma, me lo compri?” (È marketing, non capriccio)
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Il Giunco
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