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Red Bull crede in sé. La realtà è più dura.

notizia

2025-11-06 20:21:15

Se ci si ferma a riflettere, quasi non par vero che

Christian Horner

non sarà più al timone della Red Bull e che per qualche tempo non lo vedremo aggirarsi per il

paddock

. Il licenziamento dello scafato professionista arriva dopo 20 anni di battaglie politico-sportive e soprattutto dopo aver raggranellato un bottino di trionfi che lo proietta nell’élite del management del

motorsport

.

Ora la scuderia di Milton Keynes è nelle mani di

Laurent Mekies e Alan Permane

. Uomini scelti da

Oliver Mintzlaff

– dirigente sportivo di lungo corso e uomo forte dell’ala austriaca del gruppo

Red Bull GmbH

, quello che negli ultimi tempi ha preso il sopravvento su

Chaleo Yoovidhya

che di fatto ha mollato Horner dopo averlo difeso a spada tratta anche nei momenti più difficili – che ieri ha fatto sentire la sua voce nel tentativo (quasi disperato) di compattare un gruppo che tutto pare tranne che coeso.


“Dobbiamo cambiare rotta, guardare avanti e restare uniti. Come team abbiamo ottenuto grandi risultati e continueremo a farlo in futuro. Il campionato del mondo non è ancora perso”.

Parole che sono risuonate nei stanze dei bottoni della Red Bull a cui hanno fatto eco quelle di

Helmut Marko

che si è così espresso

: “Data l’attuale situazione sportiva, mancano ancora 12 gare e continueremo a lottare nel Campionato del Mondo Piloti fino a quando sarà matematicamente possibile”.

Red Bull vuole rientrare in gioco. È possibile?

Frasi di circostanza e reale convinzione? La risposta non ce l’ha chi redige questo testo. Andrebbe chiesto direttamente a loro. Per quel che si può ipotizzare,

le uscite di plenipotenziari Red Bull sono una sorta di

boost

motivazionale, una spinta emotiva per tenere viva l’attenzione e la tensione agonistica in un gruppo che rischia di sfaldarsi e che si trova attardatissimo in classifica costruttori e in affanno in quella piloti

.

Al di là dei desiderata, cosa impedisce alla Red Bull di sognare in grande?

Vincoli regolamentari e temporali

Con

Silverstone

si è chiusa la prima metà del campionato che è stato sostanzialmente comandato dalla

McLaren

che è uscita indenne da presunte direttive penalizzanti e giri di vite normativi. Fuffa raccontata da certa stampa alla canna del gas che vende ma non vuole raccontare, per fini molto materiali, le cose come stanno per davvero.

Appare molto difficile che una vettura che ha accumulato un tale deficit, in presenza di un tetto di spesa che ormai limita il budget totale, possa recuperare terreno. In parole semplici: i soldi sono pochi e non potranno essere investite altre risorse per tirarsi fuori dalle sabbie mobile. Anche perché, è sempre bene ricordarlo, il sistema dell’

Aerodynamic Testing Restriction

non consente chissà quale spazio d’azione. Insomma, ci sarà pure la volontà, a mancare è la possibilità.

Red Bull RB21, un progetto incapace di progredire

La vettura 2025 non è nata benissimo (non ha infatti risolto i difetti del modello precedente) e, cosa peggiore, sembra non possedere una finestra di sviluppo coerente

. Tutti gli

update

somministrati in stagione hanno sortito effetti poco sensibili: passi in avanti deboli e incespicanti.

Il fondo introdotto a Silverstone ne è la plastica rappresentazione: ha generato maggior carico ma ha sbilanciato la vettura che ha avuto bisogno di un’ala posteriore particolarmente scarica per tenere in piedi l’equazione aerodinamica. Per questo vi rimandiamo al focus tecnico:

leggi qui.

Con altre 12 gare da disputare, Red Bull non ha più molta polvere da sparo per il suo fucile che non ha mai esploso colpi precisi negli ultimi due anni. Come è immaginabile virare bruscamente proprio ora? E come è pensabile farlo con lo stesso staff tecnico? Mekies e Permane sono dirigenti amministrativi e non hanno la bacchetta magica. Quelle di Mintzlaff sembrano essere parole al vento, frasi di circostanza proferite per salvare il salvabile in una stagione che di buono ha poco, veramente poco.

McLaren inarrivabile

In questo dipinto a tinte scure si innesta la posizione dominante della

McLaren

che ha sfornato una vettura che ricorda le RB dei tempi d’oro: adattiva, efficace in ogni condizione, annichilente sul passo gara. Ossia dove conta davvero. La lotta intestina tra

Lando Norris e Oscar Piastri

, per ora, non sta sottraendo punti ai due. Né sta permettendo a Max di approfittarne mettendosi sistematicamente tra o davanti i papaya. Il quattro volte iridato perde punti con regolarità e anche dalle sue parole post Silverstone ne esce un uomo che ha quasi alzato bandiera bianca. Si può anche insistere nel sognare riprese clamorose, poi si fa a cazzotti con la prassi. Che è durissima.

Red Bull: le prospettive per il futuro sono migliori?

Quella qui in alto è la proverbiale domanda da un milione di dollari. Tutto – o gran parte – dipende dalla resa del nuovo propulsore che sta girando ai banchi dinamici presenti nel

comparto powertrains di Milton Keynes

. Un V6 concepito in collaborazione (marginale) con

Ford

e su cui insistono molti dubbi circa la tenuta tecnica ma anche sull’efficacia intrinseca. Un progetto, quello di farsi le unità propulsive in casa, che,

come abbiamo rivelato (l
eggi qui
)

, potrebbe essere una delle cause alla base del siluramento della “Spice boy”.

Se gli spifferi che giungono dal sud dell’Inghilterra saranno confermati, la franchigia austriaca rischia di essere spettatrice non pagante nel nuovo corso regolamentare che durerà per ben un lustro: dal 2026 al 2030. Perché rimontare un deficit propulsivo importante, lo ha dimostrato

Renault

che alla fine ha capitolato su tutta la linea, è difficilissimo. Se non impossibile.


Per queste semplici ragioni le esternazioni incentivanti delle teste d’uovo della Red Bull, ad oggi, sembrano sforzi semantici che non cambiano le inerzie

. Le montagne non si smuovono coi desideri o con la forza di poche braccia. Serve ben altro per aprire nuovi panorami.


Crediti foto:


Oracle Red Bull Racing


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