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**"Sciò sciò, risciò: rabbia e clacson a Firenze, i mezzi turistici banditi"**

Italia

2026-03-29 01:36:45

FIRENZE Qualcuno si scalda, alza la voce. E nel frastuono delle trombette impazzite pare uno schiamazzo da spiaggia. A un certo punto è sembrata una rivoluzione. O, meglio, la sua imitazione plastificata: clacson, slogan e berci in tutte le lingue del piccolo mondo antico del turismo a pedali, e un esercito di mini-veicoli scodellati tra le vie dell’ex Atene dell’Arno.


Palazzo Vecchio come la Bastiglia

Solo che al posto della Bastiglia c’era Palazzo Vecchio, al posto dei sanculotti c’erano caddy e risciò elettrici contro la messa al bando. E al posto di Robespierre, due assessori:

Jacopo Vicini

e

Andrea Giorgio

, il biondo e il moro. I giovani padri di una Firenze nuova, rigenerata da un’idea di mobilità e turismo austera, civica, silenziosa, pettinata. Pure la Cgil è favorevole.


Il carnevale dei disperati

Sono arrivati in corteo all’ora di pranzo, con l’aria di chi non ha più niente da perdere.

Una cinquantina di golf car, caddy, api travestite da tuk tuk e risciò

di ogni razza e colore. Lungo il percorso, dal Duomo a piazza della Signoria, i turisti li fotografavano convinti fosse una performance. Ma no, non era arte. Era disperazione. Era lavoro. Era rabbia. «Il lavoro non si tocca», dicevano i cartelli scritti a pennarello e scocciati sulle tendine parasole. Sembrava il carnevale di Rio, ma con la disperazione e l’incazzatura dei centri sociali.

Davanti a Palazzo Vecchio, la situazione è esplosa in una babele di lingue e accenti – bengalese, peruviano, napoletano, fiorentino stretto – e sudore. I vigili, due, parevano comparse in una tragicommedia. Imbarazzati, vagamente spaesati, incapaci di fronteggiare la calca, avrebbero voluto togliersi di impiccio: «Vogliamo incontrare gli assessori», qualcuno s’è inalberato.


Il principe e il maresciallo

E gli assessori alla fine hanno concesso udienza. Vicini e Giorgio: il principe e il maresciallo, il buono e il cattivo, il Leviatano a due teste. Da mesi amministrano la città come fosse un

laboratorio di ingegneria morale

. Decidono dove si può andare, dove no, cosa si può respirare, come e in che quantità. Ce l’hanno con loro un sacco di categorie vecchie e nuove, alcune germinate dalle loro delibere e deliberazioni come Atena dalla testa di Zeus: i residenti orfani delle vetrofanie, i pendolari del Mugello, i dannati dell’Indiano, i nemici dello Scudo verde, gli host dai tastierini facili, i commercianti di Santa Croce, gli autisti dei bus turistici, i pusher delle Cascine (pure loro, va detto), i bancarellai che cuociono sotto il plexiglass a Sant’Ambrogio. Loro incontrano tutti, dialogano con tutti, sono ospitali, disponibili, più o meno cordiali (a seconda che parli il principe o il maresciallo), ma alla fine tirano dritto. Pensieri come ghigliottine.


“Ci tolgono il pane”

Anche se son tutti contro, ora pure i risciò. Cinque conducenti sono stati ricevuti. Hanno salito lo scalone come ambasciatori di una plebe itinerante, senza patria e senza omologazione. «Per molti di noi significherebbe la rovina, ci tolgono il pane», dicono alcuni dei conducenti. Ma niente. «Comprendiamo le vostre ragioni, ma andiamo avanti». Usciti, lo hanno detto chiaramente: la delibera resta. Il numero dei mezzi turistici in area Unesco sarà drasticamente ridotto. A ventiquattro. Non uno di più. Il nuovo regolamento si fonda sull’articolo 91 della Legge Regionale sul Turismo. Una di quelle norme che, lette con attenzione, paiono nate per disciplinare l’universo intero.


I risciò a fine corsa

Così il Comune ha deciso:

basta anarchia motorizzata

tra le strade del centro. I risciò, nella loro forma attuale, saranno aboliti. I caddy dovranno sparire. Al loro posto, un esercito di 24 navette elettriche bianche, pulite, eleganti. Tutte uguali. Silenziose. Tutte approvate. Massimo 8 passeggeri, massimo due percorsi. «È una misura molto attesa per un turismo sostenibile e una città vivibile», ha detto Giorgio. E Vicini ha annuito. Per loro – e forse anche per molti residenti – questi veicoli sono un fastidio, una cacofonia nel pentagramma di Firenze. Ma per chi ci lavora, l’ultima spiaggia. Un business nato nel vuoto normativo, cresciuto a forza di pedalate e arrabattamenti, e che ora viene spazzato via così: sciò sciò, risciò.

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