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Ursula vince la sfiducia

politica e governo

2026-05-05 06:18:39

Per un voto. Un solo voto a sancire che la

maggioranza del Parlamento europeo

a regola è diventata minoranza. Ma anche, e soprattutto, che i socialisti di S&D sono sempre più ancillari nel rapporto con la maggioranza a base

Ppe

che sostiene la Commissione guidata da

Ursula von der Leyen

e le scelte dei governi europei orientati a destra. Ciononostante i parlamentari socialisti non hanno fatto mancare il loro sostegno in contrasto alla mozione di censura presentata dai romeni del gruppo dei Conservatori di Ecr, quello dove

Fratelli d’Italia

è in maggioranza e che difatti in prevalenza non ha partecipato al voto.

Risultato, su 720 parlamentari: 175 sì alla mozione – tra cui, per l’Italia, solo

Lega

e

5 Stelle

–, 360 no, 18 astensioni. Il resto si è chiamato fuori. Mozione bocciata a larga maggioranza, visto che servivano i due terzi del Parlamento. Ma l’asse della tradizionale governance europea tra popolari e socialisti è in effetti sempre più in crisi, considerati anche i risultati sulle altre votazioni del parlamento, a cominciare dal freno all’accelerazione sui target climatici.

La bocciatura della mozione sancisce che Commissione guidata dalla presidente von der Leyen, assente per partecipare alla poco remunerativa (10 miliardi di investimenti contro i 16 dell’anno passato) conferenza sulla ricostruzione in Ucraina a Roma, ha perso altri 10 dei 370 risicati voti ottenuti nei mesi scorsi al momento dell’insediamento. La qual cosa nulla toglie ai complessi equilibri europei che riguardano da un lato le forze politiche, ma anche gli interessi nazionali. Se non fosse che la maggioranza dei governi, 23 su 27, di cui una metà con premier del Ppe, hanno maggioranze meno che più di centrodestra conservatore nazionalista: il forcing del cancelliere tedesco Merz sul riarmo e il nazionalismo anti-russo basti per tutti.

Anche tra i gruppi – popolari, socialisti e liberali – che formano l’agonizzante "maggioranza Ursula", lanciata nella scorsa legislatura da Romano Prodi anche per includere invano i 5 Stelle, non sono mancate le defezioni. Ci sono stati 19 assenti 2 astenuti nel Ppe (188 seggi, 167 voti contro, compresa Forza Italia); 34 assenti, un favorevole e 3 astenuti tra i S&D (136 seggi, 98 voti contro, compreso il Pd); 12 assenti, un favorevole e 5 astenuti in Renew (75 seggi, 57 voti contro). Dei 53 Verdi hanno votato contro in 33, con 19 assenti e un astenuto. Per quanto riguarda gli italiani, hanno votato a favore della censura la la Lega, in coerenza col gruppo dei Patrioti (75 voti su 85 seggi e gli altri evaporati), e gli otto 5 Stelle. Anche sette eletti del Pd ha preferito non votare. Ma solo Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Alessandro Zan hanno rivendicato come una esplicita scelta politica. Così come tutti gli italiani eletti con Avs, sia i quattro confluiti nei Verdi che i due che hanno aderito al gruppo della Sinistra.

"Il dato politico che emerge dal voto di oggi è che il vicepresidente della Commissione europea

Raffaele Fitto

è stato sfiduciato dalla maggioranza che lo ha indicato", sostiene la segretaria del Pd

Elly Schlein

. Salvo che il Partito del socialismo europeo di cui fa parte è quello che alla fine si è impegnato a sostenere per l’ennesima volta la Commissione senza far valere il proprio peso parlamentare. Avrebbero ottenuto in cambio il mantenimento del, pur importantissimo, Fondo sociale europeo da un centinaio di miliardi. Ma chiamandosi fuori dal voto i socialisti che governano sempre meno avrebbero diminuito o rafforzato la propria capacità negoziale?

Cosimo Rossi

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